Dicembre inizia con un doppio appuntamento, corale e cameristico
MODENA – La Stagione dei concerti 2023-204 segna a calendario due appuntamenti per questa prima parte di dicembre.
Stefan Claas: Maria durch ein’ Dornwald ging
John Tavener: The Lamb
Eric Whitacre: Lux aurumque
Arvo Pärt: Bogoróditse Djévo
Sergej Vasil’evic Rachmaninov: Bogoroditse Devo
Josef Gabriel Rheinberger: Abendlied
Chris Artley: Loquebantur Variis LinguisThomas Tallis: O Nata Lux
Claudio Monteverdi: Cantate Domino
Felix Mendelssohn: Herr nun lässest du deinen Diener
Edvard Grieg: Ave Maris Stella
Sergej Vasil’evic Rachmaninov: Tebé poyém
Bruno Bettinelli: O Jesu Dolce – Ave Verum
arm. Bruno Rattini: Amazing Grace
Sonata in re minore n.1 L144
Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)
Sonata in la maggiore op.69 n. 3
Sergej Rachmaninov (1873 – 1943)
Sonata in sol minore op.19
Ridotto (minori di 26 anni e studenti Conservatorio Vecchi-Tonelli) 5 euro
Biglietteria all’Auditorium Biagi 4 dicembre dalle ore 19.30
Prevendita online su liveticket.it
La Sonata n. 3 in la maggiore op. 69 di Beethoven fu abbozzata nel 1807 e completata nel 1808. È probabilmente la preferita dai concertisti, tra le cinque beethoveniane, quella dove la concezione di poema dialogato tra pianoforte e violoncello si realizza in termini di più compiuta bellezza e di perfetto equilibrio strumentale. Una copia della prima edizione della Sonata riporta queste significative: «Inter lacrimae et luctum». Probabilmente Beethoven voleva riferirsi ai mali fisici dei quali aveva sofferto nel 1807 e 1808, ad alcuni progetti artistici sfumati (una proposta di contratto al Teatro Imperiale, il piano di un viaggio in Italia) ma anche alla sua precaria situazione finanziaria. Siamo negli anni della V e VI Sinfonia e dunque non dovrebbe suscitare eccessiva meraviglia il fatto che dalle lacrime e del dolore sgorgassero note serene e gioiose come questa della Sonata in la. Del resto, sono molti gli esempi in Beethoven di catarsi di un dramma non rivelato o appena adombrato. L’Allegro d’apertura segue quelli che si considerano i paradigmi tradizionali della forma-sonata, senza alcuna eccezione di rilievo. Lo Scherzo, tutto punteggiato da una spiritosa acciaccatura, alterna due volte il modo minore e maggiore. Non consueta la funzione dell’Adagio cantabile: con le sue poche battute (18), funge da fase preparatoria al bellissimo Allegro vivace. Qui i due strumenti sembrano scorrere appaiati sul filo di una corrente sonora limpida e fresca, che solo incurva e rallenta appena il suo corso rettilineo là dove pianoforte e violoncello vogliono scambiarsi, con maggiore intimità, la seconda idea tematica del brano.
La Sonata per violoncello e pianoforte op. 19 di Sergej Rachmaninov si inserisce a pieno titolo tra quelle partiture fondamentali per questo tipo di formazione, per quanto ancora non sia molto eseguita. Siamo di fronte a una composizione dalle enormi proporzioni, sia strutturali (è formata da quattro ampi movimenti) sia tecnico-musicali. È il 1901 e il ventottenne Rachmaninov, dopo importanti problemi di salute, sta lavorando contemporaneamente al Concerto per pianoforte n. 2. Quest’ultimo lavoro influenza non poco l’opera 19; oltre a risentirne timbri, melodie e armonie, se ne rinviene l’idea strutturale: al pianoforte è chiesto uno sforzo tecnico titanico, quasi fosse una partitura solistica, e al violoncello si richiede un suono e un’idea orchestrale. L’iniziale tema in tempo 3/4 è affidato al violoncello e acquista ben presto un andamento più allegro che vede il pianoforte sostenere con piglio vigoroso la espressiva frase melodica. Il secondo movimento è pieno di chiaroscuri in un gioco di diminuendo e di crescendo tra i due strumenti, che danno vita ad una serie di figurazioni armoniche in cui il pianista ha la possibilità di dispiegarsi con eloquenza. Più semplice e cantabile è l’Andante successivo, dove Rachmaninov si abbandona al suo tipico crepuscolarismo che troverà nei Preludi il momento più emblematico della sua personalità di compositore. Ritmicamente saldo e punteggiato da armonie di gusto tardoromantico è l’Allegro finale, che si scioglie in una elegante e vivacissima coda, molto variopinta e frastagliata.
La performance eloquente e il carisma di Michiaki Ueno affascinano il pubblico. È stato elogiato per la sua musicalità unica e assolutamente naturale e per la sua tecnica superlativa. Non sorprende che Yo-Yo Ma lo abbia definito “violoncellista favoloso”. Nato in Paraguay nel novembre 1995, Michiaki ha iniziato lo studio del violoncello all’età di cinque anni in Giappone. Nel 2001 si trasferisce a Barcellona, dove studia con Iñaki Etxepare. Dopo essere tornato in Giappone nel 2004, ha studiato presso il Dipartimento di Musica del Toho Gakuen College, nel corso di diploma da solista con una borsa di studio completa sotto la guida di Hakuro Mohri. Nel 2015 si trasferisce in Germania, dove studia con Pieter Wispelwey alla Robert Schumann Hochschule di Düsseldorf. Nel 2021 è diventato artista residente presso la Queen Elisabeth Music Chapel in Belgio, dove studia con Gary Hoffman e Jeroen Reuling. Nel 2007, all’età di undici anni, ha tenuto il suo primo concerto presso la prestigiosa Suntory Hall, eseguendo il Concerto per violoncello di Lalo. Nel 2009, quando aveva solo tredici anni, è stato il primo giapponese a vincere il Concorso Internazionale Čajkovskij per giovani musicisti. Un anno dopo, ha vinto il primo premio al Romanian International Music Competition, aggiudicandosi anche il Premio dell’ambasciata rumena e il Premio per la cultura della Radio rumena. Nel 2014 ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale “Johannes Brahms”. La sua vittoria più recente è stato il Primo Premio al Concorso Internazionale di Ginevra nel 2021 dove ha vinto anche tre premi speciali, tra cui il Premio assegnato dal pubblico giovane. Ha seguito masterclass con Steven Isserlis, Frans Helmerson, Ivan Monighetti, Miklós Perényi e Jian Wang. È stato invitato a festival musicali in tutto il mondo, partecipando tra gli altri al Festival Périgord Noir, al Montpellier Music Festival, al Pacific Music Festival, all’International Music Festival Nippon e al Takefu International Music Festival. Come solista, si è esibito con numerose orchestre come l’Orchestre de la Suisse Romande, la Warsaw Philharmonic Orchestra, la Lahti Symphony Orchestra, la KBS Symphony Orchestra, la Yomiuri Nippon Symphony Orchestra e la New Japan Philharmonic e molte altre. Come camerista, ha condiviso il palco con artisti tra cui Jean-Guihen Queryas, Daniel Sepec, Jose Gallardo, Tsuyoshi Tsutsumi e Akiko Suwanai. Michiaki ha ricevuto numerosi premi come il “Foundation for Youth Award” (2011), l’”Honorable Award” (2015) dalla Iwatani Tokiko Foundation, l’”Aoyama Music Prize”(2017) e l’Idemitsu Music Award (2022) come promettente astro nascente. È stato generosamente sostenuto dalla Japan Federation of Musicians, dalla Rohm Music Foundation, dalla Ezoe Memorial Recruit Foundation, dal Dr. Sieghardt Rometsch Stiftung e dal Dr. Carl Dörken Stiftung. Michiaki suona un violoncello PA Testore prestatogli dalla Collezione Munetsugu.
Ani Ter-Martirosyan