BOLOGNA – Signor Prefetto,
Presidente della Assemblea regionale Autorità civili, religiose e militari, Sindaci della città metropolitana
a tutte e tutti i cittadini
Benvenuti a Casteldebole!
La ringrazio signor Prefetto per avere voluto condividere la scelta di portare la Festa della Repubblica proprio qui, tra i caseggiati popolari di Casteldebole. Qui tra le persone.
E vorrei innanzitutto rivolgere ad ognuno di voi un ringraziamento per essere qui oggi, per aver accolto questo invito a celebrare il 2 giugno. Per aver aderito così numerosi a questa giornata che ricorda i 76 anni dal referendum con il quale le italiane e gli italiani, per la prima volta insieme, senza distinzione di censo e di sesso, scelsero la Repubblica.
Questa Festa ritorna dopo due anni. Due anni di una Pandemia che ci ha fatti soffrire come comunità, famiglie e persone. Ognuno di noi ha perso una persona cara, ognuno di noi si è interrogato sul senso della propria vita in questi due anni.
Lasciatemi quindi ricordare con affetto, in apertura del mio intervento, le quasi 4 mila vittime del Covid della nostra città. Quasi 4 mila bolognesi che non ci sono più a causa del virus.
A loro, alle loro famiglie va la nostra vicinanza.
Così come va la nostra vicinanza ai tanti operatori sanitari che con professionalità hanno operato e operano nella sanità della nostra città. A loro va la nostra riconoscenza.
In questa giornata e in questo luogo voglio rivolgere un pensiero alla giovane Emma Pezemo, studentessa che viveva proprio in questa zona. È stata uccisa brutalmente dal suo compagno, che poi si è tolto la vita.
A scelto Bologna per una vita migliore, per studiare e lavorare. Di questa vita conserviamo il dolore e un senso di impotenza, per il modo in cui è stata strappata via.
Siamo qui oggi anche per questo. Per riaffermare l’impegno di tutte e tutti noi a contrastare la violenza contro le donne. La violenza è qualcosa che non ci appartiene e non deve appartenere ai rapporti tra cittadini, tra uomini e donne.
Care cittadine e cari cittadini, perché siamo qui oggi?
Nel mio discorso di insediamento, tenuto dopo l’elezione a Sindaco presso il Consiglio Comunale ebbi modo di citare un pensiero del Sindaco di Bologna Renato Zangheri:
“Il Comune non è solo a Palazzo d’Accursio, è e dovrà essere nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, negli ospedali dove donne e uomini lavorano, stentano e soffrono. Là noi troveremo, perché li cerchiamo, una unione interiore fra elettori ed eletti, fra amministratori ed amministrati. Vogliamo costruire dal basso un percorso di decisioni democratiche, tali da consentire che l’attività comunale sia lo sbocco più immediato delle esigenze popolari”.
Ecco perché siamo qui, tra i caseggiati di questo rione popolare.
Perché da queste vite è composta la nostra comunità e di questi case, di queste strade, delle storie e dei bisogni di queste persone le istituzioni devono farsi carico.
È lo stesso motivo per cui, come Sindaco ho deciso di spostare una settimana al mese il mio ufficio in quartiere diverso di Bologna. Oppure la scelta di costituire una Giunta
Metropolitana. Per cambiare il punto di vista. Per lavorare assieme e farlo bene, come amava dire un altro grande Sindaco di Bologna, Renzo Imbeni.
Il 2 giungo di 76 anni fa, le italiane e gli italiani scelsero la Repubblica non solo come forma di governo ma come destino, come inizio di una stagione nuova; fondativa di un modo diverso di prendersi cura del bene comune.
In quel 2 giugno furono eletti anche i deputati dell’Assemblea Costituente che furono chiamati a cooperare – ognuno portatore di cultura e sensibilità diverse – per scrivere la Carta che sanciva i principi e le regole fondamentali del nostro essere italiani.
Quella Carta “rivoluzionaria” che porta con sé una nuova idea di cittadinanza repubblicana, dove le persone – non più sudditi -, sono chiamate a partecipare al progresso della comunità, ognuno per i propri talenti e per le proprie capacità.
Assumendosi anche nuove responsabilità.
Voglio ricordar qui in questo parco di fronte a voi, tra le querce, quale tributo di sangue e di lotte Bologna ha dovuto pagare per ottenere e garantire questa democrazia.
Bologna medaglia d’oro al valore militare per la resistenza che portò alla Liberazione e Bologna medaglia d’oro al valor civile per la forza e l’amore con cui seppe reagire dopo la strage alla Stazione.
Non è un caso che proprio qui, in questo rione, troviamo il cippo che ricorda la battaglia e l’eccidio di Castedebole, con le eroiche gesta della Brigata partigiana Bolero Garibaldi.
Non è allo stesso tempo un caso che a pochi passi da qui sorga una grande e importante scuola pubblica, dedicata proprio al 2 Agosto.
Di fronte ai testimoni del passato, qui noi dobbiamo farci una promessa reciproca.
Dopo questi anni di pandemia che hanno messo a dura prova la nostra tenuta e chiuso tanti spazi di socialità come le scuole, le piazze, i centri anziani, gli spazi sportivi, noi ci dobbiamo promettere che istituzioni e cittadini insieme si prenderanno cura di Casteldebole.
Entrambi, Castelbole e Bologna hanno bisogno di cura, di rispetto, di partecipazione, di maggiore senso civico e presidio degli spazi di vita quotidiana.
Perché Casteldebole è ‘Casa nostra’ e avere una casa da cui partire è importante, come ci ha ricordato il nostro Cardinale Arcivescovo Matteo Zuppi, al quale va un mio caloroso saluto e incoraggiamento per il gravoso compito a cui è stato chiamato da Papa Francesco, alla guida della Conferenza Episcopale Italiana.
Casteldebole è casa nostra. Permettetemi dunque di ringraziare le tante associazioni che operano su questo territorio, le parrocchie e le sale di preghiera della comunità islamica, i gruppi di volontariato spontaneo, le persone che hanno sottoscritto patti di collaborazione per farsi carico di un bene comune.
Voglio ringraziare gli anziani di Casteldebole, così solerti nelle segnalazioni e nell’impegno quotidiano per affrontare i problemi.
I commercianti e gli artigiani di Casteldebole, presidio fondamentale e solidale che ha bisogno di maggiore sostegno e collaborazione.
Le tante famiglie che si sono messe a disposizione per accogliere i profughi dall’Ucraina.
Questo rione nel dopoguerra si è popolato di genti provenienti da varie zone d’Italia. Hanno trovato casa grazie agli interventi della cooperazione e agli investimenti in edilizia popolare pubblica. Quell’edilizia pubblica che ancora oggi qui offre una risposta ampia e attorno alla quale come Amministrazione intendiamo dimostrare una maggiore attenzione e coinvolgimento degli abitanti.
Io so che una parte di questo rione si sente abbandonata, io so che una parte di questi caseggiati sente che la propria vita è una sconfitta, marginale o compromessa.
Ma come Sindaco di Bologna sono qui a dirvi oggi è il giorno del riscatto, perché ogni giorno lo deve essere e lo potrà essere se ci prenderemo cura l’uno dell’altro assieme.
La presenza di questa manifestazione ufficiale significa anche questo, dire che noi ci siamo, che le istituzioni ci sono e intendono collaborare sulle questioni percepite come più urgenti: tanto sulla sicurezza, quanto sull’inclusione sociale.
Si può fare e si sta facendo in diversi quartieri di Bologna.
E ringrazio pubblicamente il Prefetto, il Questore, tutte le forze dell’ordine, la magistratura, con i quali portiamo avanti un lavoro serrato per recuperare quegli spazi che la pandemia ha svuotato e che qualcun altro purtroppo a volte a riempito.
Sono numerose le operazioni di contrasto allo spaccio di questi ultimi mesi. Interventi al Pilastro, nei caseggiati di via dello Scalo, in Zona Universitaria e Montagnola, Bolognina.
Lo Stato sta dando un segnale importante di presenza a Bologna sul fronte della legalità e della sicurezza.
Ma la Costituzione che abbiamo grazie alla scelta importante del 2 giugno ci ricorda anche che bisogna fare altro.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che rendono le persone tra loro più diseguali come recita l’articolo 3.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Articolo 1.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Articolo 32.
Sappiate cari bolognesi, che per un Sindaco e una città progressista questi articoli sono fondamentali.
Ecco perché ci sentiamo impegnati e vogliamo fare di più, anche attraverso importanti investimenti pubblici per rendere la nostra città più coesa, con una maggiore presenza di servizi culturali e sanitari, di sostegno alle attività sportive e educative, investendo sulle infrastrutture e la mobilità, per avvicinare le persone, per rendere più accessibili i luoghi. E questi sappiamo sono temi molto sentiti qui a Casteldebole e Borgo Panigale Reno.
Voglio salutare a questo proposito i ragazzi e le ragazze dello Studentato di Casteldebole. Qui ha sede uno studentato pubblico gestito dall’Azienda Regionale per gli Studi Superiori – Ergo.
Ho avuto modo di incontrare più volte questi ragazzi, persone che hanno scelto con speranza la nostra città, studenti meritevoli e sostenuti concretamente nel loro diritto allo studio, nel loro diritto al futuro, attraverso borse di studio e la disponibilità di un alloggio.
Una comunità di studenti che l’Università e il Comune di Bologna devono essere in grado di collegare meglio con il resto della città e che come cittadini della zona vi chiedo di accogliere con disponibilità e speranza.
Perché come ci ricorda spesso il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella i giovani sono il nostro futuro.
Ed è sui ragazzi e le ragazze che si fonda il nostro futuro. Attenzione a fare di loro il capro espiatorio di ogni male.
Mi rivolgo alla politica, ai media, a chi ricopre responsabilità. E mi rivolgo anche al senso comune, al passaparola, a tutta la comunità.
Guardiamo con rispetto e curiosità verso le nuove generazioni. In questi mesi, ho voluto girare i quartieri, sono entrato nelle scuole, ho visitato anche il Carcere Minorile del Pratello e il Carcere della Dozza.
Non ci sono storie in questi luoghi che un Sindaco non possa o non debba ascoltare.
Non ci sono storie in questi luoghi che un insegnante o un educatore non possa ascoltare. Non ci sono pensieri o paure che un genitore non possa o non debba capire.
Non importa la provenienza o la nazionalità di questi ragazzi, perché come afferma Claudio Burgio prete al Carcere minorile Beccaria di Milano e autore di un bellissimo libro, Non ci sono ragazzi cattivi.
Perché è tanto faticoso ed appassionante apprendere il mestiere di vivere. E sfido chiunque di noi a guardarsi dentro per un momento.
Canta così la canzone di un giovane trapper di Bologna che si chiama MEDY:
“Sono stanco di sentire piangere
Quando sei solo quasi finito nessuno avrà mani per scrivere lettere
La lancetta è ferma nella notte
La malasorteci guarda
Pensa a te stesso non pensare agli altri o ti fai un nome o nessuno ti guarda Dammi un motivo per crederti
Le tue bugie mi stanno facendo riflettere
Il borsello è pieno di emozioni
Infondo alla sezione non dovrai promettere
Odio chi invidia non lo sopporto
Amo chi invidia mi manderà avanti
Spero di non ritrovarmi con tanti soldi
Sempre da solo a cercare gli altri”
Per questo siamo qui oggi. Per i nostri ragazzi e per la nostra comunità di Castedebole.
Per questo saremo a lavoro domani. Viva la Pace!
Viva Bologna!
Viva l’Italia!
Viva la Repubblica!