Si è svolto nei giorni scorsi, presso la scuola primaria Carella, il seminario “Mangiare, nutrirsi o esperienza sensoriale”
PIACENZA – Si è svolto nei giorni scorsi, presso la scuola primaria Carella, il seminario ““Mangiare, nutrirsi o esperienza sensoriale”, rivolto al personale di cucina dipendente e ausiliario delle mense scolastiche e dei nidi d’infanzia del Comune di Piacenza e dedicato al tema della disfagia, un disturbo della deglutizione molto frequente nell’ambito delle patologie dell’adulto e del bambino (neurologiche, otorinolaringoiatriche e altre).
Ad aprire i lavori l’assessora alle Politiche Scolastiche ed educative Giulia Piroli, che ha evidenziato l’importanza della formazione sul tema delle diete speciali, un fenomeno sempre più in aumento: “Tra allergie e specificità religiose – ha sottolineato l’assessora Piroli – le mense scolastiche del Comune di Piacenza soddisfano le richieste di 576 alunni con esigenze alimentari particolari. Per quanto riguarda la fede si tratta di una forma di rispetto, per quanto riguarda le allergie invece è in gioco la salute degli studenti. A fronte di questo panorama molto articolato di necessità, il Comune ha quindi deciso di avviare una serie di incontri su temi specifici, ultimo dei quali per quest’anno è quello odierno sulla disfagia”.
“Dato il numero sempre crescente di diete – hanno specificato Mirella Donati, responsabile dell’U.O. Servizi per la scuola e Monica Maj, accertatore di qualità presso il centro Approvvigionamento mense scolastiche – è importante che il personale conosca le problematiche per poterle affrontare al meglio”.
Ad approfondire i diversi aspetti legati al tema oggetto dell’incontro formativo è stata Michela Benvenuti, logopedista dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “Guglielmo da Saliceto”, diretta dal prof. Domenico Cuda, membro del Gruppo Disfagia della Ausl di Piacenza e coautrice del libro “Soffice cucina”.
“Il termine disfagia – ha precisato la dott.ssa Benvenuti – definisce qualsiasi disagio nel deglutire, cioè nel far progredire un alimento, liquido o solido, dalla bocca allo stomaco. E’ un sintomo, non una malattia, con ripercussioni anche drammatiche se non identificato precocemente, come ad esempio infezioni polmonari e malnutrizione, senza contare il disagio e la perdita di autostima, fino all’isolamento. Si tratta di una condizione molto frequente, e il lavoro delle cuoche è proprio quello di riuscire a rendere appetibile un piatto dalla consistenza modificata.
Il cibo riveste da sempre un ruolo fondamentale nella vita di ogni persona, in quanto è in grado di evocare sensazioni ed emozioni, ricordi, stabilire contatti e relazioni e formare a livello evolutivo quella che viene definita intelligenza alimentare. E’ possibile – ha concluso Benvenuti – restituire il piacere del mangiare, che deve rimanere la parte fondante di un gesto quotidiano, che non è data solo dal gusto, da quello che si apprezza quando si introduce un alimento in bocca, ma è dato anche dalla consapevolezza, quindi dalla conoscenza e dalle suggestioni che il cibo può evocare”.